Mi chiamo Enrico Lanzara (vCard). Sono nato a Scauri di Minturno da un incontro tra un napoletano e una donna del golfo di Gaeta, dove sono nato e vissuto durante la mia infanzia e parte della mia gioventù. Lì, giocando, durante uno scontro in tecnicolor (davanti a un televisore in bianco e nero), tra indiani e cowboy, venni ferito ad un occhio (ahimè ero un cowboy). Da allora, coprendomi l’occhio colpito, ho imparato a guardare il mondo con due dimensioni costruendomi la terza con la fantasia, i sogni e la cultura. Poi gli studi mi portarono giornalmente nella bella e affascinante città di Napoli, dove – studente dell’ITIS A. Righi e poi dell’Istituto di Fisica di Via Mezzocannone (NA) – ora Museo di Fisica – conobbi il primo grande amore.

Nel pieno della mia gioventù ebbi l’incontro con l’epopea del ’68 / ’69; esperienza da me vissuta partecipandola attivamente. Esperienza che mi segnò, per le scelte vissute e subite, soprattutto per essere stato partecipe ai significativi cambiamenti culturali e sociali.

Per essere cittadino del mondo, lasciai un lavoro da progettista elettronico (vicino casa!  Formenti Spa di Sessa Aurunca) e iniziai a lavorare a Roma, poi a Milano come insegnante di materie tecniche dell’area elettrica/elettronica. Per l’impazienza d’inseguire le nuove tecnologie (e Milano si prestava) mi buttai a capofitto nello studio dei microprocessori applicandoli nei primi tentativi di automazione industriale. Insegnavo e lavoravo come consulente-progettista e formatore (dell’area dell’elettronica e automazione industriale) in corsi post-diploma e in aziende. Poi, si sa, la vita offre sorprese e scelte conseguenti, perciò riversai il mio impegno nei settori degli impianti elettrici, della prevenzione incendi e della sicurezza sul lavoro.

Fin dall’inizio delle prime BBS (Bulletin Board System), sono stato collegato alla linea telefonica con il mio personal computer. Prima auto-costruito (Z80, 8Kbyte, sistema operativo CP/M), poi Commodore 64 industrializzato (solo la piastra base era rimasta originale), il Commodore 128 portatile (diversi chili! Anche quello modificato).

Poi la fine o l’inizio: il primo PC – IBM compatibile. Il resto è storia conosciuta, costretto a vivere tra il sogno Mac e l’avanzata delle finestre (Windows 3.0, 3.1, 95, 98, XP, VISTA escluso) che si chiudevano piuttosto che rimanere aperte (sigh!).

Quindi internet … ed eccomi qui!

Ah! Nel frattempo a Milano mi sono sposato, ho avuto due figli, e poi ho divorziato.

La passione per le nuove tecnologie mi accompagna sempre!
Beh, ora uso ancora le finestre, quelle di Windows 7 e 10 (versione 8 esclusa), necessario per utilizzare software professionali, ma sempre con continua attenzione al mondo Open Source e Linux.

Che tipo sono?
Preferisco usare le parole di una napoletana che mi fece compagnia durante un tragitto Milano-Napoli (quella volta avevo un comportamento molto professorale e professionale con un portatile con un 386SX, 1992! della Texas Instruments): «Così tecnologico, con il vostro portatile, ma libero nelle idee e nei pensieri!».
Come allora mi identificano perfettamente!

Quella volta parlammo di diritti femminili, di lotte, passioni, di libri e di Napoli.

Ora sulla blogsfera alla ricerca d’idee, pensieri, persone e avvenimenti per la soddisfazione del mio spirito libero.