…dopo una lettura sul sito ilsaronno.it, secondo l’autore, dovrei considerare di essere stato «avventato» a firmare «in buona fede» una lettera in sostegno per una riflessione sulla gestione di spazi abbandonati e sulla questione di vita culturale dei giovani.
Infatti dovrei realizzare che la mia fiducia sia stata mal posta.
A chi ho mal posto la mia fiducia? A chi mi ha presentato la lettera, al gruppo dei giovani del TELOS o all’auspicio che avvenga una discussione propositiva in merito alle questioni poste?
Nella lettera non si dà un giudizio dal punto di vista legale dell’occupazione del TELOS e quindi un conseguente avvallo, sic et simpliciter; si riflette su una storia di fatto e senza polemica si pone il problema:«Crediamo invece che sia quantomeno doveroso aprire finalmente un dibattito pubblico in questa città su quale futuro pensiamo davvero possibile su queste aree dismesse che occupano tanta parte del nostro territorio e che non devono permanere ancora nel degrado ambientale e sociale.»
Ma chi mi fa la predica, quasi considerandomi un demente senza capacità di intendere e di volere? L’amministrazione della città. Quella stessa che nel testo indica che l’occupazione del TELOS appartiene a quelle «Occupazioni silenti e dormienti durante la passata amministrazione di centrodestra.»
Quindi, un passato illegale tollerato o di riflessione delle amministrazioni? Che infine, dopo anni, hanno fornito o permesso una sola, unica soluzione e interpretazione: «era illegale». Forse è stato un periodo che è servito ad additare all’illegalità – per avvantaggiarsi dinanzi alla maggioranza silenziosa – senza avere il coraggio di intervenire o di fare proposte. Un’attesa che oggi permette di affermare che non esiste «una questione giovanile» come affermerebbero «la sinistra estrema» e la «destra». Beh! Gli opposti estremismi, questa è vera archeologia del passato, di cui non si vuole mai parlare fino in fondo, ma in questa occasione fa comodo.
La lettera non fa affermazioni di contrapposizioni ma riflette e propone e non relega semplicemente tutto in una fantomatica «questione giovanile» come se il periodo giovanile fosse un ghetto della vita.
Chiedo rispetto soprattutto perché la lettera l’ho firmata insieme ad altri, per la maggior parte a me sconosciuti, ma uniti perché liberi da schemi semplicistici e pensanti di dire quello che non sia necessariamente omologato.
Non c’è contrapposizione, semmai riflessione, invece il testo dell’amministrazione è pervaso di condanne, accuse senza proposte e con una velata attenzione che «in queste ore» possa accadere qualcosa di violento che giustifichi i ritardi e i silenzi di questi anni. Invece chi amministra dovrebbe saper prevedere ed essere propositivo.
Non è una «questione giovanile» ma un problema di cultura e di diversità e che chi svolge il ruolo di amministratore o educatore (sono un insegnante) deve essere capace di comprendere (non con pietismo) e far crescere la coscienza del costruire e rispettare. Quando la rabbia e la diversità si lascia a se stessa e si ghettizza crea isolamento e solitudine in chi la vive, che se è considerata come violenza subita, può spingere a scelte di cui non riesci a comprenderne le conseguenze.
Ci sono persone capaci di essere propositivi, nella diversità e con cultura e intelligenza, nella società e nel loro lavoro. Senza essere omologati. Forse questo spaventa?
Quando chi è potente e può decidere si comporta in modo delinquenziale, con arroganza e prepotenza – mi riferisco ad una parte della attuale classe politica del paese Italia – non può che creare indignazione e rabbia, antagonismo – anche se a volte inappropriato. Ma chi è il colpevole? Dov’è la causa?
Guardare e giudicare solo l’effetto è come guardare nel fosso la luna riflessa e dire che basta togliere la pozzanghera per farla scomparire.
Quando si spengono futuro e le speranze non basta additare chi è giovane oggi e vuole la luna, semmai anche provando a costruirla. Spesso chi non è più capace di sognare non comprende e chiama delinquente uno del TELOS e non il suo amico o alleato che è una persona che non dichiara le sue ricchezze, evade e semmai entra in una farmacia, parcheggia il proprio SUV e non paga le medicine perché ha un reddito da indigente. Come pensate possa reagire un giovane, lì presente, figlio di operai, di impiegati o di benestanti ma onesti verso il fisco?
Rispondo anche a chi ha commentato la lettera definendomi – sono uno degli insegnanti che ha firmato – ideologo del TELOS e conseguentemente educo «ad occupare abusivamente spazi altrui, allacciarsi abusivamente alle utenze comunali, imbrattare muri / strade pubbliche ecc ecc.».
Chi fa queste accuse si firmi come faccio io mettendoci il nome e cognome; rispondo dal mio blog è c’è anche la faccia. Quando si fanno certe accuse si dovrebbe conoscere la storia di coloro che hanno firmato, non basta etichettare; nel mio caso potrei mettere sul piatto della bilancia la mia storia di 40 anni di educatore e dichiararmi non solo offeso ma anche calunniato. Educare con autorevolezza necessita di studio, attenzione a ciò che accade nella società analizzandolo con logicità, quindi comprendere le diversità e le idee che possano arrivare da chiunque e senza schematismi.
È facile fare affermazioni schematiche ed etichettare invece di analizzare e mettere i pezzi al giusto posto considerando la storia di quello che è accaduto nel caso specifico e non solo limitandosi a Saronno. Le diversità e le minoranze se non hanno uno spazio dove esprimersi e vengono isolate allora cercheranno di costruire anche dicendosi tra loro “Ora non è tempo per pensare a ciò che non hai. Pensa a quello che puoi fare con quello che c’è.” e spesso nelle città si trovano ruderi di fabbriche abbandonate in attesa di speculazioni. E qualsiasi cosa facciano, allora gli amministratori e gli educatori devono provare a trasformare le disavventure in avventure (propositive) per il futuro. Questo deve saper fare un buon amministratore e un buon educatore.
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